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Autore: Lara Spazzoli

We are forever Knotted – legati per sempre

Knotted, in italiano “annodato”, come l’elemento che caratterizza le tracolle delle borse di questo piccolo brand made in Italy, rappresenta il legame di amicizia tra le due giovani fondatrici e di una delle due, Christiana, con l’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Alessandra ha 26, viene da Palermo, vive e lavora a Milano. Christiana ha 23 anni, viene da Torre del Greco e vive a Siena dove frequenta il 6° anno di Dentistry and Dental Prosthodontics.

Christiana ed Alessandra hanno creato Knotted Bag, mini bags in tessuto interamente fatte a mano, per realizzare un sogno e sostenere il progetto “La Terrazza dei Bambini” all’Istituto Ortopedico Rizzoli. Affetto, storie di vita, di valori condivisi, ispirazioni: questi i principi alla base della loro avventura. Un’idea nata dall’esperienza di Christiana, che è stata ed è ancora oggi paziente del reparto di Osteoncologia e Clinica III Ortopedica ad indirizzo oncologico dello IOR: “Quando ho letto del progetto “La Terrazza dei Bambini” ho subito deciso che avrei in qualche modo contribuito alla realizzazione di questo meraviglioso spazio. Fondare questo piccolo brand significa per me darsi una spinta verso il futuro nonostante la malattia che avanza, perseguire comunque i propri obbiettivi, così come continuo a fare con l’università e nei gruppi di ricerca di cui faccio parte. È importante continuare a portare avanti le proprie ambizioni, i progetti e i sogni.”

Tutte le borse Knotted sono realizzate a mano con cura e passione. Nei primissimi mesi di lancio del brand, nato a luglio 2023, la nostra sarta d’eccezione è stata la nonna di Christiana, Nonna Rita, che ha cucito per Knotted più di 100 borsette. Attualmente Nonna Rita ci supporta ancora molto ma il lavoro è diviso tra lei e alcune professioniste di Torre del Greco.

Della zona sono anche i nostri fornitori di stoffe e altri materiali, che cambiano in base a quello che cerchiamo per assicurarci di offrire il miglior prodotto possibile. Ogni pezzetto di tessuto, ogni piuma, ogni strass infatti è scelto tra tanti dopo una attenta ricerca...

Ciascun articolo è realizzato ad hoc e personalizzabile in diversi modi. Una volta pronte, le borse vengono affidate ad una logistica locale che fin da subito ha scelto di supportarci e che spedisce alle nostre clienti in tutta Italia.

Acquistando una Knotted Bag sostieni anche tu questo importante progetto: parte del ricavato della vendita sarà devoluto per realizzare “La Terrazza dei Bambini”, un luogo di gioco, svago, studio, convivialità per bambini ed adolescenti che seguono lunghi percorsi di cura.

Come acquistare la tua Knotted Bag? Visita la pagina Instagram knotted_handmadebags!

Vivere il LINFEDEMA

Linfedema: 40.000 nuove diagnosi all’anno in Italia, 300 milioni di persone in tutto il mondo ne soffrono. Pochi centri specializzati per effettuare una diagnosi rapida e impossibile da eliminare definitivamente, il linfedema rappresenta una malattia molto diffusa e altrettanto invalidante che colpisce una fetta abbondante della popolazione.

Ecco alcune testimonianze di associate di Lega Italiana Lotta al Linfedema.

Sconvolgente… Sapere della possibilità di aver sviluppato il linfedema è stato sconvolgente.

Non sono più soltanto R., io sono anche il mio linfedema ora: ho subito una trasformazione che mi ha obbligato a imparare un nuovo modo di vivere, di fare le cose quotidiane.

Poche settimane dopo l’intervento è comparso improvvisamente l’ingrossamento della gamba sinistra… un vero e proprio trauma.

Il dottore mi disse: “Signora le ho salvato la vita, cosa vuole che sia una gamba gonfia… si metta i pantaloni!”

Se avessi ricevuto la diagnosi subito, all’insorgere dei sintomi, non sarei arrivata al terzo stadio della malattia: è questo che fa mi stare male, sapere che ci sarebbero state delle possibilità per approcciarsi alle cure e non arrivare a questo punto.

La Sanità pubblica mi passa un bracciale ogni 8 mesi, ma è impensabile che basti. Oltre al dolore anche la beffa di tutti i costi a nostro carico!

Un tema delicato: noi Fondazione Rizzoli vogliamo accendere un riflettore su questa patologia spesso misconosciuta.

Come? Desideriamo apportare un contributo significativo per affrontare questa malattia: attraverso un approccio integrato, in rete con le associazioni che già se ne occupano, che parta da una corretta diagnosi, passi ad un corretto trattamento per arrivare, se necessario, alla microchirurgia.

Con il tuo aiuto possiamo raggiungere due grandi obiettivi: il primo è acquistare un dispositivo ad imaging di fluorescenza, tecnologia all’avanguardia, fondamentale per consentire la visualizzazione dei dotti linfatici, altrimenti non identificabili ad occhio nudo, e la loro funzionalità. Consente perciò al chirurgo di identificarli sul paziente, per poi intervenire con tecnica microchirurgica. Questa strumentazione diagnostica è assolutamente necessaria per identificare precocemente la patologia del linfedema nei pazienti e per poter effettuare gli interventi di microchirurgia.

L’obiettivo più ampio, il secondo, è aiutare l’Istituto Ortopedico Rizzoli ad arricchire la rete dell’offerta dei servizi della Regione Emilia Romagna, con il supporto della Lega Italiana Lotta al Linfedema, nel creare il Centro Regionale per Diagnosi e Trattamento Chirurgico del Linfedema, un Polo Diagnostico e Chirurgico che sia punto di riferimento sia per la nostra regione sia per tutti i pazienti che provengono da fuori regione che soffrono di questa patologia.

Che cos’è il linfedema?

Il linfedema è una condizione patologica legata ad un accumulo di liquidi nei tessuti, causata da un’alterazione del sistema linfatico che si manifesta con il gonfiore di una parte del corpo.
E’ una patologia evolutiva che tende a divenire cronica fino ad avere spesso conseguenze invalidanti, sia sul versante fisico che psicologico.

Linfedema primario: dovuto a malformazioni congenite del sistema vascolare e/o linfatico.
Coinvolge più frequentemente ma, non esclusivamente, gli arti inferiori; è di maggior riscontro nel sesso femminile, ad insorgenza precoce (prima dei 35 anni) e, più raramente, ad insorgenza tardiva (dopo i 35 anni). Molto rari sono i casi presenti dalla nascita o nei mesi successivi.

Linfedema secondario: compare quando si crea un danno diretto del sistema linfatico,quali traumi, infezioni, interventi chirurgici, terapie radianti. La forma secondaria più frequente è il linfedema oncologico, conseguente all’intervento di asportazione di linfonodi, resa necessaria per la cura di alcune forme neoplastiche.

Christiana N.: ogni giorno è un nuovo domani.

“ Avevo 21 anni quando ho scoperto il nome della mia malattia: osteosarcoma.
A 21 anni non immaginavo che avrei indossato una parrucca, che la chemio avrebbe portato via i miei lunghi capelli.

Sono Christiana, ho 23 anni e sono studentessa all’ultimo anno di Dentistry and Dental Prosthodontics, a giugno 2021 ho ricevuto la diagnosi di osteosarcoma al femore prossimale: mi è crollato il mondo addosso e da lì è cambiata tutta la mia vita.
Il dolore che mi ha portato al Pronto Soccorso dell’Istituto Rizzoli non era un’infiammazione muscolare dovuta all’equitazione, i medici l’hanno capito subito che c’era qualcosa che non andava. Quello che pensavo fosse un semplice ingresso in PS si è trasformato in ricovero con un gesso che mi impediva qualsiasi autonomia.

Sono stata ricoverata al Rizzoli per mesi, sola e senza poter vedere nessuno, nemmeno i miei genitori poiché ero già maggiorenne.
Il Covid complicava maggiormente una situazione che mi sembrava irreale: avevo contatti con le persone care solo tramite videochiamata e questo mi ha fatto capire quanto sia importante la vicinanza fisica, per sopportare il percorso di cura. Solo dopo un po’ di tempo mia madre è stata autorizzata a starmi accanto per aiutarmi.

Ho affrontato terapie fortemente debilitanti e poi sono stata operata: l’intervento è riuscito benissimo grazie ai professionisti del Rizzoli ma purtroppo le terapie non avevano dato i risultati sperati.

Sono fortunata: ho potuto soggiornare a Bologna durante il lungo periodo di cure, non posso non pensare a chi non è fortunato come me e deve sobbarcarsi ore di viaggio stando male.

A gennaio 2022 sono tornata finalmente a casa, con una protesi al femore, senza capelli, gonfia: non mi riconoscevo più e ho dovuto imparare a riconoscermi di nuovo, piano piano.
I primi controlli sono andati bene e io cominciavo di nuovo a camminare dopo i lunghi mesi allettata.

L’esito del terzo controllo è una nuova dura prova: il male non se ne è andato, si è preso altro spazio nel mio corpo. Ho affrontato nuovi interventi. Nonostante tutto questo non ho mai interrotto i miei studi, non ho mai mollato, non ho mai lasciato che i pensieri negativi si impossessassero  di me.

Il mio corpo era abitato da qualcosa di estraneo, ma la mia testa rimaneva mia. Non avevo il controllo sul fisico ma lo avevo sulla mia mente. Non potevo e non volevo lasciarmi abbattere, non potevo permettermelo se volevo affrontare quello che mi stava accadendo. Avevo capito una cosa fondamentale: il buon umore, alimentare sempre energie positive, perseguire comunque i propri obiettivi e soprattutto condividere momenti con le persone a cui vogliamo bene erano l’unica via percorribile per non farsi sopraffare dalla malattia.

I miei genitori mi sono sempre stati vicino e mi hanno dato una grande forza; sono volati negli USA per cercare nuove possibili cure; Boston, MIT, Mayo Clinic… la risposta è stata unanime: restate al Rizzoli, è il centro migliore dove curare questo tipo di tumore. Di una cosa sono certa: senza il Rizzoli forse ora non sarei qui.

Quest’estate purtroppo ho dovuto nuovamente riprendere le cure, ma non lascio che questo alteri troppo la mia vita, la settimana è divisa tra cure e università: la mattina sono in reparto e il pomeriggio studio, sono anche membro attivo di gruppi di ricerca. A luglio mi laureerò!

A farmi compagnia durante le 4 ore di viaggio che mi separano dal luogo delle cure all’università, c’è Sandy la mia cagnolina di un anno che è una fonte inesauribile di tenerezza e allegria.

Quando al Rizzoli ho scoperto il progetto “La Terrazza dei Bambini”, ho subito avvertito fortissimo il desiderio di contribuire alla realizzazione di questo meraviglioso e importantissimo spazio.

Con la mia cara amica Alessandra abbiamo quindi pensato di fondare un piccolo brand made in Italy per produrre una collezione di borsette handmade: Knotted BagParte del ricavato delle vendite lo doneremo a sostegno della nascita de“La Terrazza dei Bambini”Knotted ha preso vita ufficialmente a Luglio e mi consente di proiettarmi nel futuro, nonostante le prove difficili che devo affrontare.

La vita è forte, è più forte di tutto: continuare a portare avanti le proprie ambizioni, i propri progetti, credere nei propri sogni, non mollare mai, non diventare lo specchio della propria diagnosi… questa è la medicina più importante per guardare al domani con fiducia.

Ogni giorno è nuovo giorno che riempio di tante cose, sono da sempre una ragazza con tanti interessi e voglia di fare: lo studio, il lavoro, le persone care, il progetto Knotted Bag...

Ogni nuovo giorno è un domani in più. Ed io nel mio domani ci credo, nonostante tutto.”

Medici, botanici e alchimisti. Viaggio tra scienza e arte nelle collezioni del Rizzoli

“Medici, botanici e alchimisti. Viaggio tra scienza e arte nelle collezioni del Rizzoli”: la nuova mostra in allestimento nello spazio museale della Biblioteca dell’Istituto Ortopedico Rizzoli apre domenica 8 ottobre 2023.

La passione per lo studio della natura ha permeato il Rinascimento ispirando innumerevoli ricerche sulle piante e le loro proprietà curative. La mostra nasce nel solco di tali conoscenze e ispirazioni svelandoci la connessione straordinaria tra la Scienza e l’Arte che continua a ispirare e a celebrare la bellezza della natura.

La responsabile delle Biblioteche Scientifiche dell’Istituto Ortopedico Rizzoli Patrizia Tomba e la nota scultrice Mirta Carroli allestiscono un’esposizione che connette Scienza e Arte.

Già negli erbari più antichi troviamo l’Albero della Vita, simbolo di nascita e rinascita con radici in molte culture: tronco, rami, foglie, fiori, frutti, radici, sono stati accuratamente osservati e acquarellati in splendide tavole.

L’artista Mirta Carroli, partendo dal concetto di Leonardo da Vinci “… ha messo la natura la foglia degli ultimi rami di molte piante che sempre la sesta è sopra la prima…”, crea un personale “Albero della Vita” le cui foglie richiamano un prezioso monile a forma di foglia ogivale esposto nella teca centrale dello spazio museale della Biblioteca.

Entrambe le opere dialogano con i preziosi libri della Donazione Putti come il Commentarii, dato alle stampe dal medico Pietro Andrea Mattioli nel 1554: un’enciclopedia farmacologica caratterizzata da magnifiche xilografie a colori in cui sono descritte centinaia di piante e le loro potenzialità.

A concludere la mostra alcune opere con studio dal vero di Remo Scoto (1898-1965), uno dei disegnatori anatomici più apprezzati in Italia.

L’esposizione inaugura domenica 8 ottobre alle ore 17 e a seguire, alle ore 18, nella Sala Vasari, il concerto curato dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.

Sempre domenica 8 ottobre l’Istituto Ortopedico Rizzoli propone visite guidate alla biblioteca cinquecentesca dell’Ospedale, antico luogo di studio dei monaci olivetani, affrescata nel 1677 da Domenico Maria Canuti, allievo di Guido Reni. La Biblioteca conserva una delle più rare e complete collezioni librarie esistenti in campo ortopedico. L’evento cade nella seconda giornata nazionale degli Ospedali Storici Italiani organizzata da ACOSI (Associazione Culturale Ospedale Storici Italiani).
Visite guidate gratuite: ore 15, 15.30, 16 e 16.30 per gruppi di massimo 15 persone a turno. Per info e prenotazioni biblioteca@ior.it

Occasioni davvero imperdibili per conoscere l’importante patrimonio artistico dell’Istituto!

Appartiene a questo patrimonio anche il giardino all’italiana, ora in disuso, voluto dal Professor Putti che trasformò quello che era uno spazio riservato ai soli pazienti in un giardino in stile rinascimentale facendo costruire eleganti aiuole, una balaustra in pietra, una scalinata, una fontana circolare e alcune panchine.

La Fondazione è impegnata nel progetto di ripristino del giardino all’italiana dell’Ospedale: un passo importante per restituire l’eleganza e la bellezza del luogo rendendolo fruibile a pazienti e visitatori.

Migliori ospedali ortopedici al mondo: il Rizzoli nella top ten.

8° posto al mondo nella graduatoria annuale dei migliori ospedali ortopedici redatta dalla rivista statunitense Newsweek, prestigioso magazine USA che annualmente cura una graduatoria dei migliori ospedali al mondo distinti per specialità. 
 
Condividiamo con orgoglio l’importante riconoscimento internazionale ottenuto dall’ Istituto Rizzoli: “riconoscimento che nasce dall’altissima specializzazione delI’ Istituto, in cui la stretta integrazione tra assistenza e ricerca consente di offrire sempre nuove opportunità di cura” come commentato dal direttore generale Anselmo Campagna. 

Qui l’articolo completo del Newsweek: The World’s Best Specialized Hospitals 2024-Orthopedics

 

La Terrazza dei Bambini

Il nostro grazie a Leonardo e Glenda, futuri sposi dal cuore generoso.

Il giorno del proprio matrimonio è un giorno speciale: Leonardo e Glenda sono stati d’accordo fin da subito nel voler rendere il loro matrimonio un giorno ancora più speciale con una piccola donazione a chi aiuta gli altri.

Nel giorno più bello della loro vita hanno scelto le bomboniere solidali dell’Istituto Rizzoli: la loro donazione andrà a supportare il progetto “La Terrazza dei Bambini”.

Leonardo è stato un piccolo paziente dell’ortopedia pediatrica e ci dice: “Sapere che un bambino potrà passare anche solo un’ora spensierata grazie al nostro aiuto, rende questo giorno ancora più bello.”

Grazie Leonardo e Glenda!

Fondazione Rizzoli e Ant insieme per Enrico.

L’unione fa la forza! Fondazione Rizzoli e Ant insieme per aiutare Enrico a ricevere una nuova protesi che gli garantirà una migliore qualità di vita.

Enrico, in arte Bubu Doc, operato al Rizzoli nel 2017 per un raro tumore osseo, necessita di una nuova protesi ortopedica: quella che attualmente Enrico utilizza è logora ed obsoleta e gli causa dolore tanto da rendere difficile il camminare. 

La Fondazione Istituto Ortopedico Rizzoli, con il suo progetto Do.P.O. (Donazioni Protesi Ortopediche), ha prontamente raccolto l’appello di Ant, per collaborare nel raggiungere la cifra di 20.000 euro, necessari per acquistare nuovo ausilio, fondamentale per rendere la vita di questo ragazzo, già messo a dura prova in tenera età, un po’ più semplice.

Il nuovo ausilio, fabbricato dall’azienda Ottobock, permetterà ad Enrico di muoversi con minor fatica e un minor dispendio energetico: tutto questo per prevenire eventuali complicanze dovute all’affaticamento eccessivo nel movimento. 

La protesi è caratterizzata da articolazioni del ginocchio e dell’anca polifunzionali in titanio e a controllo idraulico, mentre il piede sarà in fibra di carbonio. 

Non appena abbiamo appreso della necessità di Enrico di una nuova protesi e dell’impegno di Ant nella raccolta fondi per l’acquisto – spiega Federica Guidi presidente della Fondazione Rizzoli – abbiamo attivato il nostro progetto Do.P.O. istituito fin dalla nascita della Fondazione affinché i pazienti con necessità particolari possano accedere a protesi altamente tecnologiche ed evolute, sulla base di un progetto riabilitativo adeguato. Siamo molto felici di collaborare con la Fondazione Ant e contribuire a dare la possibilità ad Enrico di tornare ad una vita piena, alle sue attività e alle sue passioni. 

La Fondazione crede molto in questo progetto e speriamo, dopo questa prima importante possibilità, di contribuire ad aiutare molti altri giovani e non solo a ritrovare le forze per superare gli ostacoli imposti da traumi o malattie”. 

La Fondazione Rizzoli si è quindi impegnata ad aggiungere ai fondi raccolti dalla campagna di Ant, e alla quota coperta dal sistema sanitario nazionale, tutta la cifra necessaria per affrontare il costo del nuovo ausilio realizzato su misura per Enrico, dalle caratteristiche molto particolari. La campagna di raccolta di Ant è stata pertanto chiusa e dall’inizio di agosto i fondi saranno già disponibili per l’acquisto.

Un picnic memorabile: 28 giugno nel Parco.

Una serata speciale, persone speciali, un luogo speciale.

Il Picninic nella splendida cornice di San Michele in Bosco è stata un’occasione per condividere assieme un momento molto importante: 1 anno dalla nascita della Fondazione e 127 anni dalla nascita dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. Più di 250 persone hanno voluto essere presenti e celebrare questa data, che ha avuto anche il patrocinio del quartiere Santo Stefano.

Abbiamo incontrato tante persone che ogni giorno con il loro lavoro contribuiscono a rendere il Rizzoli un’eccellenza, un luogo di cure all’avanguardia, un luogo in cui la cura abita nel suo significato più completo.

A rendere magico questo evento ha contribuito il cielo terso, l’aria frizzante, le note di Carlo Maver con il suo Acoustic Trio.

L’Officina Ortopedica Rizzoli

Una storia che parte da lontano, una storia che possiamo raccontarvi grazie alla visione innovativa che da subito si afferma al Rizzoli e che trova nel professor Pietro Panzeri, direttore all’Istituto Ortopedico Rizzoli nel periodo 1896-1898, prima di Alessandro Codivilla, un attento interprete: grazie alla sua determinazione e lungimiranza nasce l’Officina Ortopedica

Il professor Panzeri riteneva fondamentale dotare l’Istituto di un’officina interna e un meccanico ortopedico per poter costruire apparecchi fatti sullo stesso corpo del paziente, adattandoli e commisurandoli ai suoi difetti e ai bisogno della cura: apparecchi su misura.

L’Officina trova posto nei sotterranei nell’angolo nord-est dell’Istituto e viene fornita delle macchine e degli strumenti necessari alla perfetta costruzione degli apparecchi; la direzione temporanea, a partire dal primo gennaio 1898, viene affidata alla ditta Lollini, operante a Bologna dal 1836, che godeva di buona fama in Italia e all’estero nel settore della strumentazione medico-chirurgica. L’Officina diventa operativa nel gennaio del 1901 quando Alessandro Codivilla, già direttore del nosocomio dal 1899, decide di affidarne definitivamente l’appalto ad Augusto Lollini, il più giovane dei titolari. Nel 1907 si ampliano i locali dell’officina per consentire le lavorazioni di calzoleria, della corameria e della celluloide.

Nel 1910 l’Officina è composta da 8 meccanici, un sellaio, un calzolaio, un tecnico, due arrotini, una bustaia e due impiegati: il successo riscontrato e la mole aumentata di lavoro necessitano di spazi più ampi e vengono quindi messi a disposizione quattro locali sotterranei e tre al piano terra. Le lavorazioni più pericolose erano effettuate in locali idonei, separati dagli altri. Si acquistano i macchinari per la lavorazione dei materiali grezzi per poter seguire tutto il processo di lavorazione, fino ad ottenere lo strumento finito. Il lavoro è così preciso e coordinato che si avvia un primo tentativo di industrializzazione: per le operazioni più semplici la manodopera meno qualificata viene sostituita da macchine apposite. L’Officina è così in grado di produrre anche mobilio per sale operatorie, macchinari per chinesiterapia, ferri chirurgici e autoclavi.

L’Officina risulta sempre più fondamentale per poter realizzare con comodità e velocità le prove degli apparecchi: i medici possono seguirne la realizzazione commisurandoli ai problemi del malato ed alle cure relative.

Nel 1915 l’Officina passa in gestione totale all’Istituto Rizzoli: con l’entrata in guerra dell’Italia Vittorio Putti, che nel frattempo era diventato direttore unico, intuisce la necessità di riorganizzare e potenziare l’attività produttiva in quanto l’arrivo dei militari feriti al fronte rende necessario un forte cambiamento. Putti decide di sciogliere il contratto con Lollini dando corso a un’officina ortopedica direttamente controllata dal direttore dell’Istituto.

Durante tutta la guerra l’Istituto Ortopedico Rizzoli si adopera in ogni modo per poter ospitare i feriti e i mutilati che giungono numerosi dal fronte. Tutti gli spazi disponibili, compresi la biblioteca e l’ex refettorio dei monaci, vengono trasformati in sale di degenza. 

L’ Officina assume un ruolo importantissimo e qui vengono costruiti gli arti artificiali di migliaia di mutilati: manufatti razionali e funzionali, ma anche validi esteticamente, grazie all’opera di Augusto Fusaroli, valente artigiano, al quale si devono anche la biblioteca e lo studio di Putti (1924-1925).

La produzione dell’Officina assume un respiro internazionale ed ha più volte occasione di confrontarsi con industrie sanitarie nazionali ed estere: nel 1917 partecipa alla prima Esposizione Nazionale delle Protesi a Bologna e a quelle annesse alle Conferenze Interalleate Sanitarie di Parigi (1917), Londra (1918), Roma (1919), dove si distingue sempre per il valore delle sue lavorazioni.

Il Ministero della Guerra e l’Opera Nazionale Invalidi di Guerra (ONIG) le attribuiscono il titolo di “Officina Nazionale di Protesi”: dall’inizio delle ostilità a tutto il 1920 vengono prodotti 8500 apparecchi di protesi, 6100 calzature, 2200 apparecchi ortopedici.

Superata l’emergenza bellica si cerca di migliorare l’organizzazione dell’Istituto decentrando alcuni dei servizi all’esterno: le officine vengono trasferite in Via Panoramica, oggi Via Codivilla, in una sede più spaziosa e funzionale. Nascono poi alcune filiali in Italia: Genova nel 1921, Bari nel 1922, Trieste nel 1923. Nel tempo si è arrivati a coprire l’intero territorio nazionale

Da una piccola officina nei sotterranei alla stampa in 3D: con orgoglio possiamo dire che l’Istituto Ortopedico Rizzoli è stato pioniere nel campo delle protesi e della loro personalizzazione, diventando leader nell’innovazione delle cure su misura.

Rizzoli su misura: 3D Lab

Innovazione in Ortopedia. Medicina personalizzata. Impianti su misura. Custom-made. 3D printing. Team working. Queste le parole chiave alla base del progetto 3D Lab, all’interno del più ampio “Rizzoli su Misura”. A raccontarci questo importante progetto è l’ingegner Alberto Leardini, direttore del Laboratorio di Analisi del movimento e valutazione funzionale protesi

Il progetto 3D Lab nato all’interno dell’Istituto Ortopedico Rizzoli rappresenta un’innovazione significativa nel campo della medicina personalizzata e degli impianti su misura. L’Istituto, da tempo, si occupa con grande competenza di pazienti che necessitano di cure personalizzate, grazie all’esperienza di esperti clinici e ricercatori specializzati nel campo del custom made.

L’obiettivo principale del nostro Istituto è creare un laboratorio 3D centralizzato che funga da punto di riferimento per i chirurghi e permetta la condivisione di tecnologie e competenze tra i professionisti. Inoltre, l’obiettivo è di creare un archivio storico di casi clinici significativi per migliorare costantemente la cura personalizzata del paziente e formare le nuove generazioni di chirurghi ed ingegneri.

La progettazione su misura offre numerosi vantaggi e i prodotti del 3D Lab trovano ampio campo di applicazione nella chirurgia ortopedica, inclusa quella oncologica, la pediatrica, la ricostruttiva e recentemente anche la chirurgia elettiva di particolare complessità. La stampa 3D consente la produzione di replica esatta dell’area anatomica di interesse, i biomodelli, a partire da immagini avanzate come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, e software di ricostruzione 3D. I nostri ortopedici, supportati da ingegneri e tecnici specializzati, possono studiare e progettare dispositivi personalizzati, come impianti, placche, innesti o guide di taglio, con estrema precisione. I materiali utilizzati per la stampa 3D sono polimeri plastici o resine per la produzione di prototipi, mentre gli impianti finali sono realizzati in titanio o cromo-cobalto.

La progettazione personalizzata degli impianti in ortopedia è strategica poiché permette di ridurre i tempi chirurgici, migliorare i risultati clinici, diminuire la riabilitazione e i fallimenti, nonché limitare i costi complessivi.”

L’area identificata per il 3D Lab sarà l’ex archivio fotografico dell’ospedale, sarà dotata di computer ad alte prestazioni e stampanti con diverse tecnologie e materiali. Quest’area servirà come centro di analisi delle immagini, modellazione anatomica, progettazione e stampa di prototipi. Inoltre, ospiterà spazi per la formazione, l’archivio dei casi clinici e il materiale didattico e storico.

Il 3D Lab non solo favorirà una maggiore sinergia tra i professionisti nell’assistenza ai pazienti, ma sarà aperto anche ai pazienti stessi, agli studenti, alle istituzioni e alle aziende per apprendere e discutere le attività di progettazione personalizzata. I medici e gli operatori sanitari potranno comunicare direttamente con i ricercatori e i tecnici per lo sviluppo ottimale delle tecniche e dei dispositivi, favorendo ulteriori miglioramenti nella progettazione e nella realizzazione di impianti personalizzati.

Il centro di progettazione personalizzata avrà sede presso il Rizzoli di Bologna, ma potrà servire anche le altre sedi del Rizzoli a Bagheria, Bentivoglio e Argenta tramite servizi digitali a distanza.

In futuro sarà valutata anche la possibilità di ampliare ad altre strutture questo prezioso servizio.

Laboratorio fotografico: un nuovo spazio museale.

Il progetto Rizzoli su Misura dell‘Istituto Ortopedico Rizzoli prevede la realizzazione, nello spazio che un tempo era dedicato al Laboratorio fotografico, di un 3D Lab con postazioni e stampanti 3d di ultima generazione.

Ma non è tutto: uno spazio museale aperto al pubblico verrà presto realizzato a fianco di questo laboratorio altamente tecnologico: spazio che vuole raccontare l’affascinante storia di come, dalle prime radiografie diagnostiche e fotografie della fine del 1800 si sia arrivati oggi a progettare elementi ad hoc per ogni paziente; di come gli strumenti di analisi utilizzati solo un secolo fa, che oggi appaiono oggetti antichissimi, siano in realtà gli antenati delle tecnologie 3D che permetteranno al Rizzoli di essere sempre luogo d’eccellenza e all’avanguardia nella diagnosi e cura.

L’Istituto Rizzoli, oltre al suo importante patrimonio storico-artistico rappresentato dal complesso architettonico dell’ex Convento di San Michele in Bosco e dalle opere Seicentesche in esso presenti, vanta anche un ricco patrimonio storico-scientifico che racconta la sua storia e il progresso medico nel campo dell’ortopedia. 

Questo patrimonio, situato nei depositi dell’ospedale, ha raccolto nel corso degli anni migliaia di negativi fotografici in vetro datati dal 1896 al 1970, pellicole 16mm dagli anni ’70 agli anni ’90 e strumenti d’epoca utilizzati per l’analisi delle radiografie. Inoltre è presente una collezione di scheletri e parti anatomiche affette da patologie ortopediche che raccontano sia la storia dell’Istituto Rizzoli che il progresso medico-scientifico nel corso del tempo.

Fino ad ora, questi preziosi oggetti sono rimasti inaccessibili al pubblico, ma presto avranno uno spazio espositivo proprio negli antichi locali del laboratorio fotografico, adiacenti al 3D Lab. Questo spazio espositivo sarà un luogo in cui la storia dell’Istituto Rizzoli e i progressi nella ricerca e nel trattamento delle patologie ortopediche potranno essere rivelati e condivisi con il pubblico.

Attraverso la mostra di negativi fotografici, pellicole, strumenti d’epoca e parti anatomiche, i visitatori avranno l’opportunità di immergersi nella storia dell’Istituto Rizzoli e scoprire come sia diventato uno dei migliori istituti ortopedici al mondo. 

L’apertura di questo spazio espositivo a supporto del 3D Lab rappresenterà un punto di incontro tra la storia e la medicina, offrendo una prospettiva unica sulle scoperte e le innovazioni nel campo dell’ortopedia nel corso dei secoli, oltre che  un’occasione per valorizzare il patrimonio storico-scientifico dell’Istituto Rizzoli e renderlo accessibile a un pubblico più ampio. Sarà un luogo di scoperta e apprendimento non solo per i pazienti e i professionisti sanitari, ma anche per gli appassionati di storia, gli studenti e il pubblico in generale.

3D Lab: un progetto per rendere le cure “su misura”

Vogliamo ringraziare coloro che hanno donato a favore del progetto 3D Lab: un laboratorio 3D per ampliare la possibilità di avere una medicina personalizzata e impianti su misura per i pazienti, punto di riferimento per i chirurghi e luogo di condivisione di tecnologie e competenze tra professionisti. Un grazie a Giovanni Domenichini, membro del nostro CdA, e alle persone che hanno deciso con la loro generosità, di rendere possibile questo bellissimo progetto:

Nicola Ancarani, Giampiero Bergami, Gianmaria Cesari, Giuseppe Colaiacovo, Brunello Cucinelli, Augusto e Vincenzo Cremonini, Luca Dini, Massimo Galassini, Davide Galletti, Fabio Gallia, Claudio Lucchese, Alessandro Menozzi, Marco Minoccheri, Gianluca Pavanello, Piero Pennesi, Enrico Rossetti, Luca Sghedoni, Lamberto Tacoli, Massimiliano Tacoli.

Francesco Rizzoli, il “chirurgo filantropo”

Nel 1879 un anziano chirurgo, ormai prossimo alla morte, acquista l’ex convento di San Michele in Bosco, per creare un sofisticato stabilimento ortopedico da donare Bologna, città che tanti anni prima lo aveva accolto.

Un uomo solitario e parsimonioso dedito al miglioramento sociale e scientifico della sua professione, il cui contributo alla costituzione dell’Ortopedia moderna è enorme: l’ortopedia assume nel corso della sua vita un valore particolarmente rilevante, famose le sue operazioni, veloci e meticolose, in un momento storico nel quale la sterilizzazione e l’anestesia  erano solo ai loro albori. 

Molti avranno intuito di chi stiamo parlando: Francesco Rizzoli.

Conosciamo assieme la figura di quest’uomo a cui dobbiamo la nascita dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, oggi tra i più rinomati al mondo.

Francesco Rizzoli nasce a Milano nel 1809 in una famiglia di umile origine.
Il padre, luogotenente di Gioacchino Murat,viene ucciso in un agguato brigantesco e Francesco, ancora bambino, con la sorella Teresa, deve trasferirsi a Bologna sotto la tutela dello zio paterno.

Nonostante le  precarie condizioni economiche, che lasciano un segno in lui tanto da vivere per tutta la vita con una  parsimonia quasi ossessiva, il giovane riesce a  laurearsi sia in Medicina, nel 1829, sia in Chirurgia, nel 1831 per poi subito iniziare un’intensa attività accademica e ospedaliera che parte al “Pio ospedale del Ss. Salvatore” dove sarà primario  fino al 1855, e che lo porta nel 1840 ad ottenere la cattedra di “Chirurgia teorica e ostetrica”.

Dal 1842 è membro del “Collegio medico-chirurgico” ove insegna alle levatrici  la disciplina ostetrica, che proprio a Bologna tra Sette e Ottocento era entrata nei programmi di insegnamento. 

Nel 1855 ricopre la cattedra di “Clinica chirurgica” e assume nello stesso anno la direzione della “Clinica chirurgica universitaria”, ai tempi nell’Ospedale Azzolini nei pressi dell’Università.

Già dal 1852 è presidente della  Società medico-chirurgica di Bologna, ruolo che ricopre sino alla morte.

Dimostra prontezza e abilità gestionale decidendo di accogliere, nei distretti distaccati del suo nosocomio, l’esubero dei malati di colera del 1855: decisione che gli fa ottenere il diploma di aggregazione alla nobiltà bolognese.

L’ascesa pubblica e politica di Rizzoli lo porta, con l’arrivo dei Savoiardi, a divenire medico consulente della Real Casa e ad aiutare, assieme ad altri medici lo stesso Garibaldi a guarire dalla sua ferita e ad evitargli l’amputazione della famosa gamba (1862).

Nonostante gli importanti contributi scientifici e dirigenziali (tra cui la sovrintendenza degli ospedali cittadini) e la fama raggiunta, Rizzoli viene aspramente contrastato dal  ministero della Pubblica Istruzione che, ricevute le sue continue rimostranze sulla situazione degli ospedali Azzolini, decide di collocarlo a riposo allontanandolo, nel 1865, dall’insegnamento.

L’ospedale Azzolini, sorto alla fine del Seicento ed ammodernato solo parzialmente nel 1808, aveva da subito mostrato al medico le difficoltà logistiche e igieniche, motivo di disaccordo appunto con il ministero.

Nonostante la messa a riposo, dedito totalmente al suo lavoro, diventa primario di Chirurgia al nuovo  “Ospedale Maggiore”, che nel 1857 aveva radunato i centrali e antiquati “Ospedali della Vita e della Morte” e numerose strutture mediche religiose in una più moderna e decentrata struttura sanitaria.

Nel 1868 l’Università gli conferisce il titolo di professore emerito dando finalmente ragione alle sue lamentele sull’Ospedale Azzolini, che l’anno seguente viene definitivamente chiuso, una volta trasferite le cliniche accanto a quelle già esistenti nell’Ospedale di S. Orsola, tutt’oggi policlinico universitario. Severo e rigoroso, Rizzoli rifiuta di tornare all’insegnamento.

Spinto dalla passione e dalla vastissima esperienza, Rizzoli è in prima linea con la giunta comunale Cassarini  per organizzare un sistema democratico di istruzione pubblica e un innovativo servizio medico domiciliare che viene istituito un anno dopo la sua morte.

Nonostante la fama, la ricchezza e le moltissime cariche istituzionali, mantiene il riserbo di un uomo votato alla professione, celibe e parsimonioso, tanto da accumulare un enorme patrimonio, anche immobiliare. Nel suo palazzo su Strada Maggiore, ospita Giosuè Carducci, suo contraltare umanistico della riscossa universitaria della seconda metà dell’Ottocento.

Francesco Rizzoli appartiene alla folta famiglia dell’Alma Mater Studiorum, i cui esponenti di spicco, come Ulisse Aldrovandi, lasciano per testamento doni ed eredità a beneficio della città e dell’università stessa. 
Grazie a Francesco Rizzoli, chirurgo e  filantropo, l’ortopedia, già prevista da Ippocrate ma reintrodotta negli insegnamenti universitari solo negli anni ’40 dell’Ottocento, può  avvalersi di un nuovo sistema ospedaliero, specialistico e attento alla degenza e alla riabilitazione: l’isolato complesso di San Michele in Bosco, inaugurato nel 1896 come Istituto Ortopedico Rizzoli, diventa da subito eccellenza internazionale della chirurgia ortopedica e traumatologica, tutt’oggi supportata dalle sperimentazioni e dalle professionalità universitarie.

La Terrazza dei Bambini: un progetto per i pazienti pediatrici del Rizzoli che unisce un’intera comunità.

Con grande entusiasmo esprimiamo la nostra più sincera gratitudine a tre importanti realtà del mondo dell’associazionismo che operano al Rizzoli, per aver scelto di sostenere il progetto della Terrazza. Ecco cosa ci hanno raccontato Marco Fantoni, presidente di Agimap, Sabrina Bergonzoni, presidente di AGITO e Giovanni Bitonti, presidente di Clown 2.0

Marco Fantoni, presidente di Agimap

Cosa vi ha spinto a voler sostenere il progetto “La Terrazza dei Bambini”? Perché lo ritiene importante? Come pensa possa possa migliorare la qualità della vita dei giovani pazienti?

Quando ci è stata segnalata questa iniziativa ci siamo chiesti se ed in che modo potesse collimare con gli obiettivi di Agimap Italia Onlus e abbiamo constatato che calzava a pennello con quanto ci proponiamo di fare ormai da oltre 10 anni: essere al fianco di bambini in difficoltà, in Italia e nel Mondo. Dopo aver supportato le Missioni MPDA in Zimbabwe abbiamo pensato fosse importante fare qualcosa nella nostra città: abbiamo dunque sposato questo progetto bolognese, ma rivolto a bambini provenienti da tutta Italia e, in qualche caso, da altre parti del Mondo. Una sorta di viaggio immaginario però con i piedi ben piantati per terra, … anzi in Terrazza!  Un progetto che nasce a Bologna e arriva ovunque necessario. La Terrazza dei Bambini per noi è quel luogo lontano dalla sofferenza ma vicino alla cura, luogo dove i piccoli pazienti del Rizzoli (e le loro famiglie) possono trovare sollievo dalla pesantezza che si prova ad essere ricoverati o ad assistere qualcuno che deve essere curato. Gioco e cura: un abbinamento che crediamo vincente per l’obiettivo vero, la guarigione! Come potevamo non sostenerlo?!

Varie associazioni si stanno attivando a sostegno di questo progetto e noi ne siamo molto grati. Secondo Lei, questi gesti di grande generosità nati da Enti del Terzo Settore a sostegno di un progetto di un altro Ente, possono rappresentare una buona prassi anche per altri? Quale può essere l’importanza di avere una visione e obiettivi comuni?

Domanda facile e la cui risposta è racchiusa nelle tre parole del nostro motto: INSIEME E’ MEGLIO. Il motore che sostiene i nostri sforzi sta tutto in queste tre parole, ce lo ripetiamo spesso, soprattutto quando siamo un po’ stanchi o scoraggiati. Tante volte e in ambiti diversi ci siamo resi conto di come INSIEME E’ MEGLIO non sono solo parole ma un concetto pieno di forza e speranza. Potremmo aggiungere anche: nessuno si salva da solo. Questo motto vale in molti campi e ancor più nella collaborazione tra Enti, del Terzo Settore e non: quando c’è un obiettivo comune basta prendersi per mano e camminare insieme, perché  appunto INSIEME E’ MEGLIO. Avremmo avuto la forza da soli di realizzare questo progetto? Assolutamente no! Insieme ad altri siamo riusciti, orgogliosamente, ad esserne parte. E se è vero che è importante realizzare l’obiettivo, è altrettanto importante arrivarci in modo educativo sia per i nostri associati, sia per coloro che beneficiano del nostro aiuto. Siamo sicuri che questa volta l’obiettivo lo abbiamo centrato in pieno!

Sabrina Bergonzoni, presidente di AGITO

AGITO ODV ha aderito con entusiasmo al progetto “La Terrazza dei Bambini”. La nostra associazione è composta da tanti genitori e familiari di pazienti, molti dei quali pediatrici, che sono stati in cura presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli con diagnosi di sarcoma osseo e pertanto riconosciamo l’alto valore di uno spazio accogliente e funzionale a loro dedicato. AGITO nasce con l’obiettivo di migliorare l’accoglienza e la degenza dei pazienti con tumore osseo e in particolare dei bambini e dei ragazzi: la nostra esperienza ci ha fatto comprendere l’enorme importanza che riveste ogni giorno di vita di questi ragazzi, anche e soprattutto durante i ricoveri. Durante il ricovero il bambino riceve, oltre alla cura farmacologica, quell’ attenzione e cura emotiva che, insieme alla famiglia, gli consente di affrontare con più forza il percorso terapeutico, di allentare la tensione emotiva e di migliorare l’adesione alle terapie. Un ambiente in cui un bambino può sentirsi comunque “bambino”, e non solo un malato, contribuisce a tutto questo. Un ambiente polifunzionale pensato ad hoc è un contenitore fondamentale per realizzare progetti loro dedicati; gli spazi per studiare, per giocare, per fare dei laboratori o per fare musica o anche semplicemente per stare insieme ai coetanei aiutano il ragazzo a ritrovare una dimensione di “normalità” all’interno dell’ambiente ospedaliero. Normalità che è una conquista durante la malattia. Siamo convinti che chiunque operi per i pazienti pediatrici all’interno dell’ospedale dovrebbe sostenere questo progetto e rendersi disponibile per ogni confronto. Come organizzazione di volontariato siamo orientati al malato e a sostenere ogni iniziativa che possa portargli beneficio: è nostra convinzione da sempre che le conquiste più belle si ottengono quando si uniscono più forze, sia economiche che morali. Ogni ente del terzo settore è prezioso in quanto può aggiungere un tassello e portare una visione che completa quella degli altri, contribuendo a rendere il quadro d’insieme davvero ricco e funzionale. Ringraziamo la Fondazione Rizzoli per avere avviato questo progetto da cui tutti trarremo beneficio: aiuterà anche noi associazioni a lavorare meglio con i piccoli pazienti.

Gianni Bitonti, presidente di Clown 2.0

Cosa ha la vostra associazione spinto a voler sostenere il progetto “La Terrazza dei Bambini”? Perché lo ritiene importante? Come pensa possa possa migliorare la qualità della vita dei giovani pazienti?

“Un sorriso non guarisce ma aiuta a stare meglio”.  Da sempre questa è una delle frasi che più rappresenta l’associazione Clown 2.0 ODV: la nostra mission è portare buonumore attraverso il naso rosso, ma siamo consapevoli che il semplice sorriso non può tutto. Sin dalla costituzione dell’associazione tutti i volontari clown di corsia sono impegnati non solo a portare il sorriso nella pediatria ortopedica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e in contesti di disagio in Italia e nel mondo, ma anche a supportare in tutti i loro bisogni primari i minori incontrati. I piccoli che sono in cura al Rizzoli non hanno bisogno di beni alimentari, sono in un luogo in cui ricevono cure eccellenti e in Italia l’istruzione è garantita sino a 18 anni: alla luce di ciò ci siamo interrogati su come riuscire ad offrire qualcosa in più, di più concreto, oltre al sorriso e al buonumore. La risposta è ovviamente nel progetto della “Terrazza dei bambini”: progetto che unisce un luogo in cui si materializza l’eccellenza delle cure, affiancate all’alto contributo apportato dalle associazioni, e uno spazio dovei piccoli pazienti e le loro famiglie possono costruire ricordi positivi, nonostante l’ospedalizzazione. 

Alcune associazioni si stanno attivando nel sostenere questo progetto e noi ne siamo molto grati: secondo Lei, questi gesti di grande generosità nati da Enti del Terzo Settore a sostegno di un progetto di un altro Ente, potrebbero rappresentare una buona prassi anche per altri? Quale può essere l’importanza di avere una visione e obiettivi comuni?

L’Emilia Romagna è la culla dell’associazionismo, anche se negli ultimi due decenni si sta assistendo ad un progressivo isolamento delle singole realtà associative. Spesso realtà sociali anche molto vicine tendono a parlarsi poco, incontrarsi meno e condividere gli obiettivi con estrema rarità. L’idea di sostenere questo progetto assieme ad AGIMAP Italia Onlus e AGITO ODV mi riempie di gioia perché il sostegno condiviso getta le basi affinché “la Terrazza dei bambini” sia luogo in cui più associazioni, pediatriche e non, possono trovare incontro e compartecipazione per il bene comune. Spero che molte altre realtà aderiscano a questa cordata associativa: insieme possiamo cambiare il futuro di molti bambini e bambine.

Le storie di tre pazienti per la Terrazza dei Bambini

Simone, Lucia e Cristian. Tre storie completamente diverse, tre persone accomunate
da una caratteristica: essere stati curati, in età pediatrica, all’Istituto Ortopedico
Rizzoli. Abbiamo raccolto le loro interviste in questo video, realizzato per presentare
il progetto “La Terrazza dei Bambini”. Oggi vogliamo condividere queste toccanti
testimonianze, perché tutti possano conoscere il valore di un progetto volto a
realizzare un luogo dove ogni bambino, ogni ragazzo possa essere accolto e possa
ricevere non solo le cure mediche, ma anche l’aiuto, l’attenzione e il supporto
necessari per poter “guardare sempre in alto”.

Negli storici ambienti dell’Istituto Ortopedico, la Charity Dinner della Fondazione

Come descrivere un’emozione?
Come esprimere in poche parole una grandissima gratitudine?
Non è semplice, ma ci proviamo.

Pochi giorni fa si è svolta la prima charity dinner della Fondazione Rizzoli negli ambienti monumentali dell’Istituto. E’ stata un’occasione che ha visto riunite circa 230 persone che hanno aderito all’iniziativa e che, per prime, ci teniamo a ringraziare di cuore per aver reso la serata un successo. L’atmosfera era splendida, anche grazie alla cornice storica in cui le fasi della serata si sono sviluppate: a partire dall’aperitivo di benvenuto, l’accoglienza della presidente Federica Guidi e la presentazione del progetto La Terrazza dei Bambini in sala Vasari, fino ad arrivare al momento della cena servita nella splendida manica lunga: una tavolata, compresa tra la finestra con vista sulla Torre degli Asinelli e una postazione dedicata allo show cooking installato per l’occasione dallo chef Luca Marchini che ha donato agli invitati la sua arte e la sua professionalità. 

La nostra gratitudine va, inoltre, a tutti quei partner che gratuitamente hanno sostenuto la realizzazione dell’evento: Giorgio Comaschi che ha dato ritmo e vivacità alla serata,

l’Istituto Alberghiero Bartolomeo Scappi che ha messo a disposizione i suoi studenti, il Conservatorio G.B. Martini che ha organizzato un intrattenimento musicale con un eccezionale trio jazz. Inoltre Costruzioni E. Dallacasa SRL, Frascari Costruzioni SNC, Majani SPA e Palazzo di Varignana che hanno supportato economicamente l’evento.

Tutti i fondi raccolti durante la serata sono stati devoluti a sostegno del progetto La Terrazza dei Bambini, per essere sempre più vicino ai più piccoli pazienti dell’Istituto e alle loro famiglie.

Grazie di cuore!

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La biblioteca, intitolata a Re Umberto I, sorge nei locali cinquecenteschi di quella che
era l’antica libreria dei monaci Olivetani (un sottordine dei Benedettini). Ci vollero
ben 3 anni per concludere i lavori, che finirono nel 1680. Ecco le parole che un
barnabita francese in visita scrisse sul suo diario: “la biblioteca è la più bella e di
miglior gusto che abbia visto in Italia… Questo luogo ha più l’aria di una galleria di
un gran principe piuttosto di una biblioteca di religiosi”.
Nel 1797, sotto il dominio di Napoleone, la biblioteca divenne fortezza militare e le
preziose scaffalature seicentesche furono completamente distrutte. Dopo un periodo
molto oscuro, fu sotto la direzione di Vittorio Putti (1912-1940) che la Biblioteca tornò
ad essere un luogo di studio, questa volta non più di monaci, ma di medici, che
frequentavano l’Istituto Ortopedico Rizzoli, inaugurato nel 1896. Le scaffalature

distrutte nel periodo napoleonico furono ricostruite e decorate con gli stemmi
olivetano e quello di Bologna. Al suo interno, la biblioteca, ospita due massicci tavoli
della metà del ‘600, donati dal professor Putti nel 1922, pregevoli atlanti anatomici,
collocati in bella mostra sui leggii e un grande mappamondo del 1762. Tutto questo
ha permesso oggi di ricreare l’atmosfera originale dell’antica libreria del Monastero
Olivetano.


Nella prossima uscita vi sveleremo alcune curiosità sulla vita di Francesco Rizzoli, il
“chirurgo filantropo”. Stay tuned!


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dell’Istituto

Un percorso che si articola tra luoghi che hanno segnato la storia dell’Istituto e della
medicina: il corridoio monumentale detto Manica Lunga, celebre per l’effetto
cannocchiale sulla Torre Asinelli, la Biblioteca scientifica Umberto I che sorge
nelle splendide aule cinquecentesche di quella che fu l’antica libreria dei monaci
Olivetani, lo Studio Putti, che ospita l’omonima collezione che custodisce prezioso
materiale storico e scientifico, che il professore lasciò in eredità all’Istituto, il
Chiostro Ottagonale o “dei Carracci” per i famosi affreschi realizzati tra il 1605 e il
1606 da Ludovico Carracci, Guido Reni e altri esponenti dell’Accademia degli
Incamminati.

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Ringraziamenti

Siamo entusiasti di accogliere due nuovi soci fondatori, che entreranno a fare parte della Fondazione Rizzoli a tutti gli effetti: Nicola Ancarani, ‘Avvocato, giurista d’impresa’ e Gianmaria Cesari “Amministratore Delegato dell’azienda vinicola Umberto Cesari”.

La loro scelta di unirsi a noi come fondatori rappresenta in segno di fiducia nella nostra missione e ci dà la motivazione per continuare a lavorare ogni giorno. Siamo molto grati per il loro entusiasmo e la loro passione e non vediamo l’ora di lavorare insieme per raggiungere i nostri obiettivi comuni.

Ecco le parole dei due nuovi fondatori: Nicola Ancarani: “Da bolognese è stata facile la scelta di contribuire allo sviluppo di una realtà importante come l’Istituto Ortopedico Rizzoli. Da padre è ancora più forte il desiderio di sostenere, in qualità di socio fondatore, i progetti che la Fondazione vorrà promuovere, a cominciare dalla Terrazza dei bambini, importante obiettivo che merita sicuramente tutto il supporto possibile”.

Gianmaria Cesari: “Mi riempie di orgoglio poter sostenere la Fondazione per l’Istituto Ortopedico Rizzoli, eccellenza mondiale dell’ortopedia. La Umberto Cesari crede da sempre nel valore sinergico del territorio, e ho quindi aderito con entusiasmo alla possibilità di  affiancare chi ha dato vita alla Fondazione condividendone in toto gli obiettivi e i valori. Da bolognese ho negli anni potuto toccare con mano il livello di cure prestate dall’Istituto Rizzoli, verso il quale sarò sempre riconoscente e per il quale da oggi mi metto a disposizione nella totale condivisione del percorso intrapreso.”

Ringraziamo inoltre tutti i nuovi soci sostenitori e i donatori che a partire da quest’anno hanno deciso di essere al nostro fianco.

“Guarda sempre in alto”

In occasione della conferenza stampa del 1° febbraio 2023, la Presidente della Fondazione Rizzoli Federica Guidi e il medico chirurgo dott. Roberto Rotini, hanno presentato i progetti della Fondazione Rizzoli, e in particolare, il Direttore Generale Anselmo Campagna, ha fatto un affondo sul progetto: “La Terrazza dei Bambini.”

La Terrazza sarà realizzata entro il termine del 2025 all’ultimo piano dell’ala moderna dell’Ospedale Rizzoli: il progetto ha ricevuto un importante finanziamento, da parte della Regione Emilia Romagna, di oltre 2 milioni di euro che andranno a sostenere gli interventi strutturali. 

“Solo sei mesi fa era un sogno che oggi sta diventando realtà; la terrazza garantirà un bellissimo luogo di socialità e accoglienza per i più piccoli pazienti e le loro famiglie”, commenta il direttore generale Anselmo Campagna. Il progetto prevede la realizzazione di nuovi spazi coperti polifunzionali completamente dedicati ai pazienti pediatrici e alle loro famiglie, con lo scopo di migliorare il percorso di cura e di degenza.

La Terrazza dei Bambini, caratterizzata da grandi vetrate e molti elementi naturali, accoglierà una biblioteca, un’area di studio per proseguire l’attività didattica anche durante le cure e la degenza, un’area soggiorno, una zona per i più piccoli, uno spazio per eventi di musica, teatro e proiezioni e infine un laboratorio didattico.

“La Fondazione è nata per essere di sostegno a un’eccellenza del nostro territorio – spiega la presidente Federica Guidi – grazie a questa iniziativa vogliamo che i bimbi possano trovare un momento di sollievo, in particolare quando sono costretti a periodi di lunga degenza. Essere vicino ai bambini è una connotazione che la Fondazione si vuole dare”.

La terrazza dei bambini

In occasione della conferenza stampa del 1° febbraio 2023, la Presidente della Fondazione Rizzoli Federica Guidi e il medico chirurgo dott. Roberto Rotini, hanno presentato i progetti della Fondazione Rizzoli, e in particolare, il Direttore Generale Anselmo Campagna, ha fatto un affondo sul progetto: “La Terrazza dei Bambini.”

La Terrazza sarà realizzata entro il termine del 2025 all’ultimo piano dell’ala moderna dell’Ospedale Rizzoli: il progetto ha ricevuto un importante finanziamento, da parte della Regione Emilia Romagna, di oltre 2 milioni di euro che andranno a sostenere gli interventi strutturali. 

“Solo sei mesi fa era un sogno che oggi sta diventando realtà; la terrazza garantirà un bellissimo luogo di socialità e accoglienza per i più piccoli pazienti e le loro famiglie”, commenta il direttore generale Anselmo Campagna. Il progetto prevede la realizzazione di nuovi spazi coperti polifunzionali completamente dedicati ai pazienti pediatrici e alle loro famiglie, con lo scopo di migliorare il percorso di cura e di degenza.

La Terrazza dei Bambini, caratterizzata da grandi vetrate e molti elementi naturali, accoglierà una biblioteca, un’area di studio per proseguire l’attività didattica anche durante le cure e la degenza, un’area soggiorno, una zona per i più piccoli, uno spazio per eventi di musica, teatro e proiezioni e infine un laboratorio didattico.

“La Fondazione è nata per essere di sostegno a un’eccellenza del nostro territorio – spiega la presidente Federica Guidi – grazie a questa iniziativa vogliamo che i bimbi possano trovare un momento di sollievo, in particolare quando sono costretti a periodi di lunga degenza. Essere vicino ai bambini è una connotazione che la Fondazione si vuole dare”.

Presentata in conferenza stampa “La terrazza dei bambini”

Questa mattina, all’interno della storica Sala Vasari dell’Istituto Ortopedico, si è svolta la seconda conferenza stampa della Fondazione Rizzoli che ha visto come protagonista il progetto “La terrazza dei bambini”, progetto di punta della Fondazione. Presenti alla conferenza, insieme alla presidente Federica Guidi, al direttore generale Anselmo Campagna e al dott. Rotini, l’assessore alle politiche della salute Raffaele Donini, che ha annunciato il finanziamento per 2,2 milioni di euro per la terrazza all’ultimo piano dell’ala moderna dell’ospedale, con affaccio su Bologna. “Grazie a questo progetto – afferma Federica Guidi, presidente della Fondazione – potremo dare un grande contributo all’accoglienza dei piccoli pazienti che stanno molto a cuore alla Fondazione. L’importante finanziamento regionale coprirà i costi della parte strutturale dei nuovi spazi e noi potremo concentrarci sulla raccolta dei fondi necessari per la progettazione e per renderli funzionanti e perfettamente accoglienti. Speriamo di raggiungere con l’aiuto di tutti le cifre necessarie per completare al meglio le nuove aree. Partecipare ad un progetto così importante è motivo per noi di grande orgoglio, sono fiduciosa che saremo in grado di supportare la visione innovativa dell’ospedale con le risorse che merita per rendere meno pesanti le condizioni dei piccoli pazienti costretti a lunghi periodi di degenza. Stiamo lavorando per allargare il numero dei sostenitori e intessere rapporti con la città e le realtà produttive del territorio e ci stiamo impegnando per organizzare eventi di raccolta fondi di diverse tipologie ai quali inviteremo tutti a partecipare, perchè crediamo che insieme potremo realizzare grandi e ambiziosi progetti per sentire ancora un po’ più nostro un ospedale che è da sempre parte dell’identità della nostra città”.

Buoni propositi 2023

Per cominciare questo nuovo anno insieme, abbiamo stilato la lista dei nostri 10 “buoni propositi”.

Per prima cosa desideriamo farci conoscere approfonditamente, raccontare chi siamo, come siano nati, a chi è rivolto il nostro impegno quotidiano. Insomma, vorremmo rendere tutti partecipi della nostra mission.

Il nostro sogno è sempre quello di riuscire a raccogliere i fondi necessari per realizzare la Terrazza dei Bambini. 

Vorremmo riuscire a completare l’acquisto di EOS, un sistema di scansione radiologica che riduce l’esposizione ai raggi X. Si tratta di uno dei nostri progetti più originali e innovativi, volto ad assicurare all’Istituto un futuro all’avanguardia.

Ci piacerebbe poi riuscire a raccontare alcune storie dell’Istituto, che riguardano i pazienti, le loro famiglie, ma anche i ricercatori e il personale sanitario che ogni giorno vive a stretto contatto con loro, per condividere i frutti del loro lavoro, incoraggiando chi ci conoscerà a coinvolgersi nella mission della Fondazione.

Una cosa che ci sta molto a cuore è quella di rendere le persone che ci conosceranno più sensibili al tema delle donazioni e del fundraising, e siamo sicuri che una maggior consapevolezza e corresponsabilità porterà a raggiungere risultati importanti.

Non meno importante, vorremmo riuscire a conoscere i donatori, per poterli ringraziare e rendere partecipi con maggior interesse ed entusiasmo all’interno della nostra Fondazione, perché si diffonda tra tutti noi un senso di appartenenza e di responsabilità sempre maggiore.

Desideriamo, durante il corso di quest’anno, che tutti i pazienti possano accedere a protesi altamente tecnologiche, evolute, di alta definizione, sulla base di un progetto riabilitativo adeguato, che rappresenta la possibilità di tornare ad una vita piena, alle proprie attività, alle proprie passioni.

Vorremmo avviare i lavori di “Rizzoli su Misura”, un progetto trasversale rispetto alle nostre aree di intervento in quanto riguarda sia la cura dei pazienti sia la valorizzazione di parte del patrimonio storico-documentale dell’Istituto. 

Un regalo immenso per questo nuovo anno sarebbe poter iniziare a coinvolgere un gruppo di volontari nelle attività e nelle iniziative della Fondazione.

Speriamo, infine, di poter, sempre più, interagire direttamente con i pazienti, con gli operatori dell’Istituto e con tutti coloro che desiderino approfondire e conoscere meglio i progetti e le iniziative della Fondazione.

Noi siamo pronti ad impegnarci con tutte le nostre forze per raggiungere questi obiettivi, che ci rendono orgogliosi del lavoro intrapreso insieme quest’anno e curiosi e fiduciosi in un futuro pieno di sorprese. Speriamo che anche tu, conoscendoci, potrai offrire il tuo contributo, per far sì che l’Istituto Rizzoli possa rispondere con sempre maggior cura alle esigenze dei pazienti, delle loro famiglie e dell’intera cittadinanza.