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Francesco Rizzoli, il “chirurgo filantropo”

25 Maggio 2023
Francesco Rizzoli, il “chirurgo filantropo”

Nel 1879 un anziano chirurgo, ormai prossimo alla morte, acquista l’ex convento di San Michele in Bosco, per creare un sofisticato stabilimento ortopedico da donare Bologna, città che tanti anni prima lo aveva accolto.

Un uomo solitario e parsimonioso dedito al miglioramento sociale e scientifico della sua professione, il cui contributo alla costituzione dell’Ortopedia moderna è enorme: l’ortopedia assume nel corso della sua vita un valore particolarmente rilevante, famose le sue operazioni, veloci e meticolose, in un momento storico nel quale la sterilizzazione e l’anestesia  erano solo ai loro albori. 

Molti avranno intuito di chi stiamo parlando: Francesco Rizzoli.

Conosciamo assieme la figura di quest’uomo a cui dobbiamo la nascita dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, oggi tra i più rinomati al mondo.

Francesco Rizzoli nasce a Milano nel 1809 in una famiglia di umile origine.
Il padre, luogotenente di Gioacchino Murat,viene ucciso in un agguato brigantesco e Francesco, ancora bambino, con la sorella Teresa, deve trasferirsi a Bologna sotto la tutela dello zio paterno.

Nonostante le  precarie condizioni economiche, che lasciano un segno in lui tanto da vivere per tutta la vita con una  parsimonia quasi ossessiva, il giovane riesce a  laurearsi sia in Medicina, nel 1829, sia in Chirurgia, nel 1831 per poi subito iniziare un’intensa attività accademica e ospedaliera che parte al “Pio ospedale del Ss. Salvatore” dove sarà primario  fino al 1855, e che lo porta nel 1840 ad ottenere la cattedra di “Chirurgia teorica e ostetrica”.

Dal 1842 è membro del “Collegio medico-chirurgico” ove insegna alle levatrici  la disciplina ostetrica, che proprio a Bologna tra Sette e Ottocento era entrata nei programmi di insegnamento. 

Nel 1855 ricopre la cattedra di “Clinica chirurgica” e assume nello stesso anno la direzione della “Clinica chirurgica universitaria”, ai tempi nell’Ospedale Azzolini nei pressi dell’Università.

Già dal 1852 è presidente della  Società medico-chirurgica di Bologna, ruolo che ricopre sino alla morte.

Dimostra prontezza e abilità gestionale decidendo di accogliere, nei distretti distaccati del suo nosocomio, l’esubero dei malati di colera del 1855: decisione che gli fa ottenere il diploma di aggregazione alla nobiltà bolognese.

L’ascesa pubblica e politica di Rizzoli lo porta, con l’arrivo dei Savoiardi, a divenire medico consulente della Real Casa e ad aiutare, assieme ad altri medici lo stesso Garibaldi a guarire dalla sua ferita e ad evitargli l’amputazione della famosa gamba (1862).

Nonostante gli importanti contributi scientifici e dirigenziali (tra cui la sovrintendenza degli ospedali cittadini) e la fama raggiunta, Rizzoli viene aspramente contrastato dal  ministero della Pubblica Istruzione che, ricevute le sue continue rimostranze sulla situazione degli ospedali Azzolini, decide di collocarlo a riposo allontanandolo, nel 1865, dall’insegnamento.

L’ospedale Azzolini, sorto alla fine del Seicento ed ammodernato solo parzialmente nel 1808, aveva da subito mostrato al medico le difficoltà logistiche e igieniche, motivo di disaccordo appunto con il ministero.

Nonostante la messa a riposo, dedito totalmente al suo lavoro, diventa primario di Chirurgia al nuovo  “Ospedale Maggiore”, che nel 1857 aveva radunato i centrali e antiquati “Ospedali della Vita e della Morte” e numerose strutture mediche religiose in una più moderna e decentrata struttura sanitaria.

Nel 1868 l’Università gli conferisce il titolo di professore emerito dando finalmente ragione alle sue lamentele sull’Ospedale Azzolini, che l’anno seguente viene definitivamente chiuso, una volta trasferite le cliniche accanto a quelle già esistenti nell’Ospedale di S. Orsola, tutt’oggi policlinico universitario. Severo e rigoroso, Rizzoli rifiuta di tornare all’insegnamento.

Spinto dalla passione e dalla vastissima esperienza, Rizzoli è in prima linea con la giunta comunale Cassarini  per organizzare un sistema democratico di istruzione pubblica e un innovativo servizio medico domiciliare che viene istituito un anno dopo la sua morte.

Nonostante la fama, la ricchezza e le moltissime cariche istituzionali, mantiene il riserbo di un uomo votato alla professione, celibe e parsimonioso, tanto da accumulare un enorme patrimonio, anche immobiliare. Nel suo palazzo su Strada Maggiore, ospita Giosuè Carducci, suo contraltare umanistico della riscossa universitaria della seconda metà dell’Ottocento.

Francesco Rizzoli appartiene alla folta famiglia dell’Alma Mater Studiorum, i cui esponenti di spicco, come Ulisse Aldrovandi, lasciano per testamento doni ed eredità a beneficio della città e dell’università stessa. 
Grazie a Francesco Rizzoli, chirurgo e  filantropo, l’ortopedia, già prevista da Ippocrate ma reintrodotta negli insegnamenti universitari solo negli anni ’40 dell’Ottocento, può  avvalersi di un nuovo sistema ospedaliero, specialistico e attento alla degenza e alla riabilitazione: l’isolato complesso di San Michele in Bosco, inaugurato nel 1896 come Istituto Ortopedico Rizzoli, diventa da subito eccellenza internazionale della chirurgia ortopedica e traumatologica, tutt’oggi supportata dalle sperimentazioni e dalle professionalità universitarie.

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